Introduzione
La scuola
Il progetto
I tutor
   
  ATTIVITA' 2004-05
Il gruppo
Le ricerche
 
Le imprese
Storie di vita
Album fotografici
Network
   
Diario di bordo
   
 
Il gruppo
  Le ricerche
 
I bilanci della FIL
L'ampliameno del Tabasso

Le ricerche - Storie di vita

MARCO TABASSO
Imprenditore tessile
Chieri - Istituto VITTONE - 14 gennaio 2005
"La mia impresa fu fondata nel 1872 da mio bisnonno Felice Tabasso e dai suoi fratelli Giacomo e Giuseppe, eredi del padre Stefano il quale, aveva partecipato alla campagna napoleonica in Russia nel 1812; era un agricoltore originario di Pecetto, Valle San Pietro, poi si era dedicato al commercio di stoffe (merciaio).
Le mogli dei tre fratelli andavano a vendere le stoffe nelle case con i carretti e al mercato per conto dei mariti; il loro banco era conosciuto come il "banco delle tre spose".
L'attività ricevette un impulso dalla costruzione della ferrovia avvenuta circa due anni dopo la fondazione della loro impresa (1874).
Intorno al 1880 l'azienda si suddivise in tre piccole imprese ognuna delle quali fu guidata da un fratello. L'unica impresa che sopravvisse da questo scorporamento fu però quella di Felice Tabasso, mio bisnonno, in quanto Giuseppe divenne medico e Giacomo, non avendo figli, fu costretto a chiudere.
Dopo qualche tempo il sig. Sola, un finanziatore di attività promosse dai giovani (che probabilmente aveva già finanziato la Martini & Rossi, conosciuta infatti come Martini & Sola), si associò a Felice Tabasso. Ma questa unione durò ben poco, infatti nel 1904 da un bilancio dell'impresa risulta solo il nome di Felice.
L'impresa di mio bisnonno, come la maggior parte delle imprese dell'epoca, si autofinanziava attraverso i buoni guadagni che l'azienda riusciva a realizzare, grazie anche ai bassi costi dei telai che allora erano in legno.
Poco prima di morire mio bisnonno introdusse i telai meccanici e fece costruire una ciminiera, al fine di incentivare l'impresa stando al passo con i tempi; furono introdotti i motori a vapore alimentati a carbone, poi i motori elettrici.
L'imprenditore Gallina iniziò la sua esperienza come segretario della Felice Tabasso ma in seguito, per ragioni di lavoro abbandonò l'impresa per fondarne una tutta sua.
A quell'epoca ( fine Ottocento, inizio Novecento) vi era una intensa proliferazione di nuove aziende per imitazione: tecnici o contabili dipendenti da una grande impresa, acquisita l'esperienza, si mettevano in proprio e diventavano imprenditori.
A Felice succedette il figlio, Giuseppe (ossia mio nonno), che dovette affrontare la prima guerra mondiale anche con la produzione di commesse per le truppe al fronte.
Nel 1926 morì Giuseppe e l'impresa venne ereditata da mio padre, Felice Tabasso, che allora aveva appena diciotto anni e dai suoi tre fratelli Mario, Luigi e Saverio. I quattro si suddivisero le mansioni per cui a Felice e Mario venne affidato l'aspetto commerciale, a Saverio, che aveva frequentato la scuola di tessitura, venne affidata la tintoria e a Luigi, che invece aveva frequentato la scuola come tecnico tessile, venne affidata la parte più tecnica.
La grande crisi del 1929 fu avvertita in Europa e in Italia qualche anno dopo rispetto all'America: infatti nel 1932 l'impresa entrò in crisi per poi riprendersi nel 1935 con la guerra d'Africa.
Si arrivò poi agli anni della guerra con circa una sessantina di operai (che per l'epoca era un numero ridotto).

Durante l'occupazione tedesca, i militari volevano smantellare la fabbrica e mandar via gli operai per poter utilizzare la struttura come magazzino, ma mio padre riuscì a persuaderli basandosi sul fatto che la Tabasso effettuava anche forniture militari di tessuti, quindi l'attività continuò.
La guerra in Chieri provocò pochi danni, caddero solamente due bombe una in via delle Rosine, l'altra su una cascina in strada Turriglie; quindi gli impianti tessili erano funzionanti e pronti a riprendere la produzione. Subito si determinò una massiccia richiesta di tessuti per abbigliamento e arredamento. Nelle fabbriche tessili chieresi allora si lavorava ad un turno unico di dieci ore, dalle 7 alle 12, dalle14 alle 19; gli artigiani lavoravano ancora di più, giorno e notte; si diceva: un telaio per i due soci, una Topolino per ciascuno.
Il piano Marshall incentivò l'economia e la produzione, con commessa dell'UNRA mediante la cotoniera, un'associazione milanese.
C'era una gran voglia di lavorare allora da parte degli italiani; il ministro Pella nel 1957 in una conferenza tenuta a Chieri nel Teatro del Duomo dichiarò: "Il miracolo economico si deve al fatto che gli italiani per la prima volta hanno lavorato sul serio". In quegli anni (Cinquanta, Sessanta) c'era una richiesta fortissima del mercato, tanta produzione, tanto consumo, ma i prezzi non salivano; la televisione e la pubblicità con Carosello inducevano a nuovi consumi; a Chieri le donne lavoravano nel tessile, gli uomini andavano a Torino alla Fiat; l'industria automobilistica ha avuto un ruolo fondamentale per l'indotto.
Mio padre aumentò il numero degli operai e ampliò la struttura con la costruzione di una nuova sala di tessitura. A partire dagli anni cinquanta nell'impresa venne avviata anche un'attività di finissaggio. Nel 1956 si realizzò un ampliamento in via Robbio seguito dall'acquisizione dell'attigua tessitura Ostino, con ulteriori ampliamenti.
La tessitura Tabasso era pronta quando si verificò il grande boom degli anni 1958-1960.

L'attività dell'impresa si basava sulla produzione di tre articoli:
- copriletti ottenuti con telai jacquard, prodotti fino al 1958 ed esportati in Argentina a partire dal 1900;
- tipiche tendine da casa che furono prodotte fino al 1960-1962 circa;
- tessuti per abbigliamento.
A partire dagli anni 1932-1933 in Inghilterra si erano diffusi gli impermeabili realizzati in lana, che a poco a poco arrivarono anche in Italia, incentivati dal famoso film Casablanca.
Felice Tabasso pensò di produrre degli impermeabili non in lana ma in cotone e diventò un "impermeabilista", produzione che riscosse grande successo fino agli anni Settanta circa, dopodiché la produzione di questo articolo venne abbandonata. La Tabasso creò anche delle imitazioni di lana biellese attraverso il rayon che venivano soprattutto indirizzate verso i mercati dell'Italia meridionale.
Mio padre acquistava i telai nelle zone di Legnago, di Busto Arsizio e di Como perché a Chieri c'erano solo produttori e riparatori di pettini per telai ma non nacquero mai industrie meccano-tessili. Solamente Elia avviò un'impresa per la produzione di macchine per frange.
Fra gli imprenditori tessili dell'epoca erano frequenti gli atteggiamenti di invidia e concorrenza, si cercava di tener nascosti i propri segreti. Si cercava inoltre di evitare lo scambio di manodopera per eludere anche il possibile scambio di informazioni. Gli operai che lasciavano l'impresa venivano accusati di tradimento. La ditta Tabasso rinunciò persino ad un insediamento su altro terreno più periferico per evitare lo spostamento della manodopera e l'eventuale trasferimento della stessa presso altre ditte, venendo a mancare la comodità della fabbrica a cui gli operai erano abituati in quanto lo stabilimento era sempre stato localizzato al centro di Chieri.
Nel 1956 Felice Tabasso fu eletto nelle liste locali della Democrazia Cristiana, entrò in giunta come assessore, si occupò di acqua potabile, anche per risolvere la questione di approvvigionamento di acqua per le tintorie, di istruzione, fece costruire le scuole di via Tana, fu nominato Cavaliere della Repubblica.
La ditta Tabasso aderiva alla LIT che aveva una fusione informativa ed amministrativa ma non di promozione commerciale; la mancanza di accordi può aver influito nel declino del tessile.
Nel 1962, quando muore Felice, l'impresa Tabasso contava circa 500 addetti.
Vendevamo soprattutto sul mercato nazionale, ai cosiddetti confezionisti, mediante una fitta rete di rappresentanti.
Oltre alla tessitura avevamo impiantato anche la tintoria per i filati ed il finissaggio; nel '61 si aprì una filatura a Busca in provincia di Cuneo, beneficiando delle agevolazioni riconosciute ad un'area considerata industrialmente depressa.
Negli anni Settanta la grande richiesta del nuovo tessuto impermeabile arrivò anche a Roma tanto che Ballarini lo richiese per il Papa. La fornitura di mt. 3,50 di stoffa venne effettuata a titolo gratuito come le altre due successive.
Negli anni Settanta cominciò a farsi sentire la concorrenza della produzione di origine turca, iraniana, cinese; la ditta Tabasso restrinse progressivamente i dipendenti.
Nel 1980 venne variata la forma sociale, si passò quindi da una S.a.s. ad una S.p.a.
Nel 1993 l'azienda entra in crisi e dopo due anni chiude con 120 addetti."

 

indietro

     Chiudi