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Le ricerche - Storie di vita

Guido Piovano
Imprenditore tessile
Chieri - corso Torino, 4 - 18 febbraio 2005
" La Leandro Piovano si è costituita nel 1927 in piazza Duomo 3, a Chieri, nel cortile di casa, per iniziativa di mio nonno Leandro, nato nel 1858, che passò gran parte della sua vita "nella tessitura": prima come dipendente contabile della ditta Fasano Francesco, una delle più importanti aziende tessili chieresi, e poi, dopo la chiusura di quest'ultima, nell'azienda da lui fondata.
Allora l'industria tessile era proprio agli albori e coloro che erano dotati di una buona dose di intraprendenza mettevano a buon frutto le conoscenze apprese lavorando alle dipendenza di imprenditori tessili già di una certa importanza, avviando in proprio nuove attività.
Nel 1930, in seguito alla morte di Leandro, la dirigenza dell'azienda è passata a uno dei suoi sei figli, mio zio Oreste, che ha preso in mano a soli 27 anni l'azienda paterna insieme ai suoi fratelli dotandola di una ventina di macchine tessili.
Nel 1948 la ditta ha cambiato la ragione sociale diventando una società per azioni regolarmente iscritta nel registro delle imprese e si è trasferita in una struttura più moderna di 7000 mt quadrati, in via General Perotti, con telai a navetta e con una produzione interamente rivolta all'arredamento: la tessitura incomincia ad assumere un aspetto più industriale rispetto al passato. Quando la Leandro Piovano ha traslocato, nei locali di piazza Duomo è subentrata prima l'allora nascente FIL, fino al 1956, poi la Cotontex, fino al 1965 ed infine la Vebro
Negli anni Cinquanta in azienda lavoravano circa un'ottantina di dipendenti che successivamente sono diminuiti per stabilizzarsi intorno ai cinquanta addetti. Nel 1961 la "Leandro Piovano è in mano a quattro fratelli: Ettore, Oreste, Mario ed Ermanno, mio padre.
Occorre sottolineare che i quattro fratelli Piovano mentre gestivano la loro azienda erano contemporaneamente soci con Giuseppe Vasino alla FIL e tali sono rimasti fino al 1970
Ed è proprio in questa azienda, la FIL che io ho cominciato a lavorare nel 1961, quando avevo solo sedici anni, imparando dal cav. Vasino il mestiere di industriale tessile. E' stato per me un grande insegnante, soprattutto perché io ero molto curioso, desideroso di imparare, sia pur talvolta sbagliando, e lui aveva molto da dare. Ho lavorato in quell'azienda fino al 1970, anno in cui i quattro fratelli titolari della Leandro Piovano si sono fatti tutti da parte per lasciare spazio ai figli.
L'attività da quel momento in poi è stata portata avanti da me insieme ai miei quattro cugini Roberto, Giorgio, Leandro e Raffaella, figli di mio zio Mario.
Intanto nel 1972 i Piovano hanno ceduto il 50% del capitale sociale della FIL, di proprietà della loro famiglia, al cav. Giuseppe Vasino, che è quindi diventato l'unico proprietario e si sono ritirati per motivi personali o di salute.
Successivamente mio cugino Giorgio ha costituito la tintoria Dye a Biella, per beneficiare delle economie di scala e per avere un vantaggio economico; dopo poco tempo vi si è trasferito lasciando definitivamente la Leandro Piovano.
In seguito all'uscita dei miei cugini, ed in particolare dopo l'incendio del 18 febbraio 2002 che ha distrutto lo stabilimento in via Generale Perotti, io sono diventato l'unico proprietario della Leandro Piovano con la collaborazione di mio figlio, Corrado, che lavora in azienda; è anche grazie a lui, che io ho deciso di continuare e l'attività intrapresa da mio nonno non si è estinta. Io ho anche una figlia che sta riflettendo sull'eventualità di entrare in azienda.
L'incendio dell'azienda ci ha inoltre costretti al trasferimento in questa sede provvisoria in attesa della costruzione del nuovo stabilimento nella zona industriale di Chieri. Attualmente la denominazione dell'azienda è: Tessitura Leandro Piovano s.r.l; è una azienda leader nel suo segmento di mercato i cui punti di forza sono il rapporto prezzo/qualità, il servizio al cliente, la tempestività nelle consegne e la flessibilità della produzione.
Per quanto riguarda la nostra produzione che da sempre riguarda il settore dell'arredamento ci sono stati, con il passare degli anni e quindi delle mode, numerosi cambiamenti negli articoli prodotti.
Negli anni Trenta producevamo sia copriletti di cotone bianco molto pregiati e costosi, sia copriletti di pollonese che erano tessuti unendo diversi tipi di filati ed erano più grezzi ed economici rispetto a quelli in cotone, sia copriletti lucidi millefiori con una trama grossolana.
Negli anni Quaranta producevamo copriletti di broccato, broccatelli e lampassi.
Negli anni Cinquanta la Leandro Piovano produceva anche tovaglie di cotone egiziano mercerizzato e tinto e lenzuola di pregiato e finissimo cotone makò. Un target di prodotto alto destinato ad una clientela raffinata sia italiana che estera, in particolare parigina. In quegli anni nasce anche la Bemberg, a Gozzano sul Lago d'Orta, specializzata in foderami, che scopre un modo nuovo di produrre un filo di viscosa: la materia prima viene ridotta in pasta e poi per estrusione la si rifila ottenendo un filato resistente come il cotone e bello come la seta. Noi abbiamo utilizzato la Bemberg per produrre arredamento con questo tipo di filato.
Erano gli anni Sessanta, quando la FIL prese in esclusiva il filato fiammato, non omogeneo, facendo nei mercati statunitensi e tedeschi grossi affari.
Negli anni Sessanta noi producevamo anche tessuti che venivano utilizzati per ricoprire sedie, divani e poltrone, oltre ai tradizionali articoli di nostra produzione; la nostra ditta ha sempre rifornito direttamente le industrie del mobile per rivestire i divani.
Nei successivi anni Settanta, constatammo che il copriletto aveva ormai fatto il suo tempo e non aveva più un futuro promettente, in quanto il corredo che era un evento costoso per le famiglie ma per le aziende un potenziale lavorativo immenso, stava perdendo molta della sua importanza. Intuendo che la richiesta di biancheria per la casa non potesse sostenere più a lungo la nostra produzione,

ci siamo messi a produrre imbottiti per divani e poltrone, i "tessuti inchiodati" in viscosa, settore in cui l'Italia è leader in assoluto. Come sempre con grande volontà ed entusiasmo abbiamo raggiunto anche in questi settori risultati lusinghieri incrementando la produzione ed i dipendenti che negli anni Sessanta erano una ottantina, con un rapporto telai/operai di tre a uno.
Gli uomini di quegli anni, nati tra il '900 e il '930 che si davano all'impresa sono stati uomini eccezionali perché con molto coraggio, un po' di incoscienza e un po' di capacità hanno raggiunto risultati ragguardevoli. Allora se si possedevano queste caratteristiche mettersi a fare un mestiere voleva dire anche avere successo. Se l'individuo dal niente, da un mondo di poveri riusciva a diventare imprenditore ed a comprarsi l'automobile, si esaltava un poco forse si montava un po'la testa e traeva dal suo successo un motivo di orgoglio personale, pensando quasi di essere più bravo degli altri. Forse questo è il motivo per cui tra gli imprenditori di quella generazione c'è sempre stata scarsa collaborazione, perché sentendosi molto sicuri di sé nel rapporto con gli altri, gli imprenditori che si erano fatti con le loro mani diventavano un po' padroni.
Quindi a Chieri non c'è stata mai nessuna iniziativa comune, ma era giusto così perché non ce n'era bisogno: in un mercato che tirava il lavoro esisteva in abbondanza e per tutti.
Solo nel 1964 per la prima volta in Fil si è pronunciata la parola congiuntura che voleva dire che il lavoro non era più così abbondante come prima. I miei zii percepirono il problema, uno di loro si recò alla fiera di Parigi per una mostra, con il campionario di tessuti in bemberg e gabardine, con la valigia e abiti nuovi ordinati per l'occasione; ritornò poco entusiasta delle vendite ma poco dopo giunsero ordinazioni per migliaia di metri di tessuti. Così si facevano gli affari e si cercavano nuovi clienti.
Oggi il mondo è saturo di tutto Io credo che l'Europa con i vincoli imposti dalle leggi, peraltro giusti, non ha più le risorse sufficienti per andare avanti e non è più in grado di produrre ricchezza. Come possiamo competere con quella parte del mondo in via di sviluppo che non ha vincoli di nessun genere?
Negli anni Sessanta le aziende tessili a Chieri erano 266 ed esisteva come loro associazione la LIT che però a mio avviso non ha mai avuto un ruolo operativo. Faceva da tramite con la Confindustria, ma allora non c'erano neanche grosse problematiche da risolvere! L'associazionismo, il mettersi insieme per essere forti è sicuramente un ottimo principio che però a Chieri non si è mai realizzato. Bisogna anche tenere presente che l'associazionismo, per risparmiare sui costi, esige una uniformità di prodotti, tanto da avere un iter di vendita uguale. Presupposti mancanti sul mercato tessile chierese dove la produzione di tessuti avviene qualche volta addirittura in esclusiva mondiale e dove gli affari nascono da un rapporto di conoscenza personale del cliente. In queste realtà l'associazionismo non serve.
Tabasso è stato l'unico imprenditore che si è dato molto da fare sia per la sua struttura mentale illuminata, che per l'importante ruolo di industriale che rivestiva sul territorio con la sua azienda di 540 dipendenti. Il dott. Mario Tabasso aveva una cultura industriale, i suoi agganci in Confindustria ed i suoi modi di porsi erano veramente di una statura manageriale che sa imporsi nel mondo con le sue qualità: grande capacità, grande esperienza e grande competenza. Tra i presidenti della Lit ricordo Stefano Vergnano, Giulio Rocco, Giovanni Ronco, Ennio Quagliotti, Leandro Piovano, Andrea Rigo; fungeva da segretario un maresciallo dei carabinieri in pensione, Postiglione e si tenevano collegamenti con il dott. Scarzello della Unione Industriale di Torino.
Le manifestazioni religiose a Chieri hanno sempre avuto una certa importanza e per gli imprenditori farsi vedere in quelle circostanze era sicuramente importante, un evento cittadino al quale non si poteva mancare.
I titoli onorifici non venivano ricercati, talvolta arrivavano per iniziativa dei politici, dal rapporto con i politici non c'erano convenienze economiche e finanziarie; erano molto più importanti i rapporti con le banche.
Il mondo era così allora: venuti da una generazione di un certo tipo che ha creato nel bene e nel male una grande ricchezza, in un mondo che si sviluppava velocemente, in cui tutto andava per il verso giusto, perché tutto portava allo sviluppo; il mondo in quel periodo è andato sostanzialmente bene senza che il potere legislativo dovesse preoccuparsi di correggere le rotte.
E' avvenuto quello che adesso sta avvenendo nei paesi in via di sviluppo dove tutti producono, senza vincoli e senza regole, ne scaturirà una grande ricchezza e il mondo politico un bel giorno cercherà di portare entro le regole uno sviluppo che è stato fino a quel momento allo sbando. C'è da chiedersi se tutti gli sviluppi avvengono allo sbando senza bisogno di essere regolamentati."

 

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