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Le ricerche - Storie di vita

Testimonianza di Maurizio Musso
Imprenditore tessile
Classe 1945
Poirino, via Colombo 29
La TESSITURA MUSSO MAURIZIO ha cessato la produzione a fine 2004, dopo 60 anni di attività. Aveva iniziato mio padre Gaspare subito dopo la guerra come artigiano, poi la ditta si è ingrandita negli anni Cinquanta fino a raggiungere 18 dipendenti intorno al 1960.
Io intanto mi ero diplomato perito tessile al Guarrella di Torino e quindi mi sono inserito nell'azienda di famiglia.
La sostituzione dei telai tradizionali con altri più veloci e più avanzati consentì una riduzione della manodopera, una decina negli anni Settanta, scesi ancora fino alle cinque operaie e ad un tecnico al momento della cessazione; nonostante la diminuzione della manodopera, la produzione nel dopoguerra è di molto cresciuta grazie ai nuovi telai : negli anni Cinquanta ogni operaia seguiva un telaio, a fine Novecento bastava un'operaia ogni dieci telai.
La nostra ditta è situata in via Colombo, la strada in uscita da Poirino verso Asti che in passato era conosciuta come la via delle tessiture perché su di essa si affacciavano sei aziende tessili: oltre la nostra quella di MUSSO Giuseppe detto Bardèla, di VACCA, di QUATTROCOLO Melchiorre, un artigiano, di PENNAZIO Giovanni, un terzista, di VISCONTI Emanuele, altro artigiano. Hanno chiuso tutte, le ultime sono state VACCA e la nostra.
A Poirino negli anni Cinquanta vi fu una ripresa del tessile dopo le difficoltà degli anni Trenta e degli anni della guerra.
Dopo la chiusura della ditta VASTAPANE intorno al 1930 alcuni operai creditori prelevarono macchinari e telai che misero a frutto dopo la guerra in termini artigianali lavorando la canapa coltivata dai nostri contadini fino a metà degli anni Cinquanta.
Nell'immediato dopoguerra a Poirino, oltre alle sei telerie citate in via Indipendenza, ve ne erano altrettante in altre vie della cittadina: ricordo BROSSA Antonio in via Isolabella, QUATTROCOLO e GIODA in via Arpino, BOSIO in via XX settembre, MAINA Giacomo e altro Maina in via Panizza: a questi si aggiungevano numerosi terzisti che lavoravano per le tessiture di Chieri.
Si può stimare in 300 telai la consistenza produttiva nell'immediato dopoguerra; in quegli anni Poirino si è costruito la fama di paese delle telerie, oltre che degli asparagi e delle tinche, rafforzata dalla apertura in Torino di alcuni negozi di telerie di Poirino.

Le telerie di Poirino producevano principalmente lenzuola di cotone e misto cotone e lino, biancheria per la casa, tovaglie, in misura minore tessuti per abbigliamento. Con le fibre sintetiche iniziò anche la produzione di tende da sole, in questa si specializzò la nostra ditta.
Negli anni Sessanta si verificò un andamento contraddittorio: chiusero le ditte artigianali la cui attività non veniva proseguita in ambito famigliare; altre ditte invece crebbero e negli anni Settanta, per tutelare la produzione poirinese, si giunse alla definizione di un marchio, Telerie di Poirino, TP, cui aderirono cinque ditte (Musso Maurizio, Musso Giovanni, Vacca, Gioda, Quattrocolo che ne fu promotore), attraverso la costituzione con atto notarile della associazione Unione Fabbricanti Tessili di Poirino; insieme si concordavano standard produttivi e listini prezzi di alcuni prodotti; ciascuna ditta versava una quota associativa sulla base dell'utilizzo del marchio che era comune ma che consentiva altresì l'individuazione della ditta associata attraverso sigle alfabetiche ed un numero di concessione. Tale associazione è durata fino agli anni Novanta allorché fu sciolta: con il fondo disponibile furono sponsorizzati alcuni premi del locale concorso di pittura Paolo Gaidano.
I rapporti fra le ditte poirinesi erano generalmente positivi e leali; limitati erano invece i rapporti con i chieresi; le ditte associate al Marchio aderirono inizialmente all'Unione Industriale ma poi alcune, viste le dimensioni artigianali, optarono per l'Unione Artigiani, anche per ragioni di previdenza.
La festa di S. Agata, che ricorre il 5 febbraio, era il momento comune di incontro degli imprenditori e degli operai poirinesi.
Ogni anno si raccoglieva un fondo fra gli operai, fondo che veniva raddoppiato dal contributo degli imprenditori, quindi nella domenica più vicina alla ricorrenza di S. Agata si partecipava alla Messa nella Parrocchia di S. Maria Maggiore con visita alla cappella dedicata a S. Agata (restaurata di recente a cura dei tessitori poirinesi), poi si andava da Scalenghe, la locale pasticceria, per il ricevimento; anche questa tradizione è finita a metà degli anni Novanta: rimangono a testimoniarla i libri contabili che sono stati consegnati alla Parrocchia.

 

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