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Ivrea negli anni '50

Ivrea negli anni 50 è una ridente cittadina, più piccola che grande, che conta 18.000 abitanti. Attraversata dal fiume Dora Baltea si trova notevolmente spostata verso il confine orientale della regione del Canavese sulla grande via di comunicazione tra Torino e la Valle D'Aosta. Proprio questa localizzazione geografica ha influenzato lo sviluppo economico e sociale che l'ha resa famosa e ne ha fatto, per alcuni aspetti, un esempio unico. A metà degli anni 50' subisce una profonda trasformazione poiché l'industria moderna si viene installando nel regno di un antica economia agricola, e questo fatto lascia segni riconoscibili in ogni aspetto della sua vita. E' nel decennio 1951-1961, infatti, che quasi tutte la maggiori imprese predispongono trasformazioni tecniche, in particolari casi di notevole importanza, e tali da modificare i dati caratteristici dell'impresa, vengono apportate modificazioni anche all'impostazione economico-commerciale, in conseguenza dell'evoluzione dei mercati di sbocco. La concentrazione industriale di Ivrea, in quegli anni, è effetto della forte espansione dell'industria delle macchine da scrivere per ufficio. Il nome e l'importanza di Ivrea, infatti, è strettamente collegato alle vicende dell'impresa Olivetti.
Esiste un legame forte e profondo della città con la sua industria più importante che costituisce il fulcro e il centro di direzione di tutta l'attività economica e della vita sociale di Ivrea. L'insediamento Olivetti aveva, comunque sviluppato un fermento imprenditoriale.
La vivacità di questo sviluppo aveva agito profondamente anche sui settori agricolo e commerciale, per cui nell'area si era determinato un generale sviluppo economico, gli effetti del quale si erano ripercossi ancora sul settore industriale come stimolo alla creazione di nuove attività, per provvedere ad un mercato locale che si faceva sempre più ampio. L'elevato saggio di sviluppo e la distanza dal capoluogo spiegano il carattere autonomo della zona. La maggior parte delle imprese eporediesi del tempo, tranne le imprese maggiori che erano sorte per iniziativa esterna, avevano ad Ivrea il loro centro di decisione. L'eporediese si presentava come un polo di sviluppo autonomo, gli imprenditori rispetto ad altri poli avevano minori caratteri di gruppo integrato, i rapporti piuttosto che tra gli imprenditori si stabilivano in forme diverse tra piccolo imprenditore e l'industria matrice, che quindi, anche per questo aspetto risultava essere il perno della zona. Come tutte le cittadine di provincia Ivrea offriva un panorama di vita tranquilla senza eccessi, né di bene né di male, un vago senso di noia e aspirazioni confuse e qualcosa d'altro. Momento di "eccesso" tra virgolette era il Carnevale, vissuto intensamente dagli eporediesi, anche se in modo molto più intimo rispetto a come viene vissuto oggi. Il passeggio, il chiacchierare, il caffè, l'osteria, il cinema rappresentavano, insomma, le forme principali di occupazione del tempo libero.
La comunità di Ivrea offriva, in quegli anni scarse possibilità di vita associata, non esisteva un circolo per adulti, né per giovani, seppure ne fosse forte l'esigenza tra i giovani, come si evince dalle relazioni del Gruppo tecnico per il coordinamento urbanistico. Le forme di vita associata che la città offriva non erano pienamente sfruttate il Cral trovava pochi frequentatori e limitatamente al ballo. L'industria, però, che in quegli anni era in forte ascesa metteva a disposizione della popolazione tutta una serie di possibilità che rimanevano, comunque, sotto utilizzate. Era pensiero comune che ciò che veniva offerto alla comunità era essenzialmente per categorie di privilegiati, cioè per coloro che lavoravano nell'industria promotrice. In quegli anni nella città non esistevano circoli. L'unico club privato era l'Associazione dei Canottieri che portava il nome di un lago, il lago Sirio, che si trova nelle immediate vicinanze della città, e sulle cui riva aveva la sua sede. All'associazione era riservata l'esclusiva del canottaggio sul lago. L'associazione disponeva di un imbarcadero con ben 20 barche, giuochi da bocce, una sala da ballo dove i soci organizzavano le feste, una sala da pranzo, un bar e una veranda. Queste strutture erano inserite in un contesto ambientale molto gradevole e pittoresco, facilmente raggiungibile, e venivano frequentate con maggiore assiduità durante i mesi di giugno e luglio, in quanto ad agosto molti dei soci andavano in ferie. Ovviamente la massima affluenza si verificava la domenica e nei giorni festivi. L'essere socio consentiva l'uso delle attrezzature, e anche l'ingresso era limitato a quest'ultimi e a chi li accompagnava.
I soci appartenevano alle classi sociali più elevate in quanto il costo per l'iscrizione era ragguardevole. Tra i frequentatori si annoveravano parecchi dipendenti dell'industria maggiore, anzi va detto che alcuni frequentavano il lago nell'intervallo del pranzo durante i giorni feriali. Anche questa associazione, quindi, direttamente o indirettamente era collegata più all'industria maggiore che alla città: la maggior parte della popolazione, la considerava snob e lamentava l'accesso riservato ai soli soci e soprattutto il monopolio che essa aveva del lago. Inoltre, in città esisteva il Rotary Club, che aveva sede nel miglior albergo di Ivrea. Tra i suoi membri contava numerosi notabili, professionisti, commercianti e industriali del luogo, nonché rappresentanti dell'industria maggiore (in quegli anni il presidente era uno dei dirigenti Olivetti). Esisteva anche un'associazione degli studenti la cui fondazione risaliva al 1924.
Gli anni 50' e 60', che sono ricordati come gli anni del "boom economico", vedono anche una modificazione del tessuto urbano della città. Il centro storico non subisce grandi cambiamenti se non lo smantellamento delle vecchie caserme che non servono più, ma si cominciano a costruire i primi condomini in via Massimo D'Azeglio e in stradale Aosta, là dove fino ad allora c'erano solo prati. L'opera più importante degli anni 50' è la ricostruzione dell'ospedale, non più sufficiente per le esigenze della aumentata popolazione eporediese che raggiungerà e poi supererà le 18.000 unità. A partire dal 1960 la città comincia ad espandersi a est lungo la direttrice di Corso Vercelli e in via Cascinette dove sorgono edifici di tipo condominiale, e un nuovo quartiere residenziale viene edificato in Via lago S. Michele. Tutte le nuove costruzioni vengono fatte sulla base del Piano Regolatore Generale messo a punto nel 1959 ed approvato nel 1961. Vengono costruite villette sulla collina del Monte Stella e sulla collina del Crist sorge un elegante quartiere residenziale. E' in questi anni che viene edificato l'hotel residence "La Serra", un edificio avveniristico (la cui struttura richiama la forma di una macchina da scrivere) la cui costruzione e collocazione accanto a due antichi palazzi ottocenteschi, il Palazzo dei Taglianti e il Palazzo Giusiana, fu oggetto di discussioni e di sconcerto per gli eporediesi. Il centro viene utilizzato non solo come struttura alberghiera, ma come sede di spettacoli, di congressi, di manifestazioni culturali; potremmo dire che è un po' il simbolo di questo forte dinamismo innovativo che Ivrea vive in quegli anni

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