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Famiglia Florio  
Le fortune della famiglia Florio iniziarono nella Palermo dell’Ottocento, espandendosi in attività diverse (la pesca e lavorazione del tonno, lo stabilimento per la produzione del marsala, l’industria dello zolfo, il settore bancario) fino ad assumere dimensioni nazionali nei primi anni del Novecento, in un fitto intreccio di industria, agricoltura e finanza. Decisiva  fu l’intraprendenza di Vincenzo Florio (1799-1868), uno dei primi imprenditori meridionali a intuire l’importanza dello sviluppo industriale e cantieristico della Sicilia: fondò una società di navigazione e diventò senatore del regno d’Italia. Suo figlio Ignazio (1838-1891) diede grande impulso all’iniziativa, creando nel 1881, con Rubattino di Genova, una nuova società sotto la denominazione di  Navigazione Generale Italiana. Il nipote Vincenzo (1883-1959) fu tra i pionieri dell’automobilismo.

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Vitaliano Brancati  
Nasce a Pachino (Siracusa) nel 1907. Studia a Modica e a Catania, dove si laurea in lettere.  E’ stimolato dal padre, funzionario di prefettura, scrittore dilettante e fervido sostenitore del fascismo, a rinverdire le tradizioni letterarie di famiglia;  collabora con giornali di regime ed esordisce con mediocri testi teatrali, inclini al fanatismo politico e al culto della personalità. Trasferitosi a Roma nel 1933,  diventa redattore capo della rivista “Quadrivio”; si avvicina alle teorie estetiche di Croce e, anche in seguito alla frequentazione di scrittori come Alberto Moravia e Corrado Alvaro, matura una profonda crisi politica. Nel 1934 torna in Sicilia, per fare il professore di lettere negli istituti magistrali; nel 1935 ripudia, bollandoli come stupidaggini, tutti i suoi articoli giornalistici precedenti.  
Artisticamente l’autocritica corrisponde alla scoperta del comico, sul modello di Gogol: ne è una prima espressione, intriso di amarezza ancorché stilisticamente imperfetto, il romanzo Gli anni perduti, pubblicato nel 1938 su “Omnibus”. L’estro dell’autore si dispiega pienamente in Don Giovanni in Sicilia (1941), il romanzo di successo dove il gallismo è il tema dominante, e nel piccolo capolavoro Il vecchio con gli stivali (1944),  che mostra l’eccezionale capacità di definire, con una storia individuale, il misero quadro morale e politico di un’epoca.  
Alla caduta del regime, Brancati inverte il suo fervore satirico, attribuendo ai vincitori la  responsabilità di non riuscire a estirpare le colpe morali del fascismo: tematica ricorrente nelle note  redatte per  giornali e riviste  e raccolte postume  nel Diario romano (1961).  
Capolavoro del dopoguerra è Il bell’Antonio (1949): come sempre impareggiabile nel tratteggiare con vivacissimi tratti la società medio e piccolo borghese della sua terra, l’autore si distingue anche per pagine di intensa drammaticità. Dalla Sicilia la scena si sposta a Roma con Paolo il caldo (1955), l’incompiuto romanzo di maggior tormento esistenziale. Al pessimismo che lo permea non è estranea la vicenda personale di Brancati,  e in particolare il fallimento del matrimonio contratto nel 1946 con l’attrice Anna Proclemer. Nel 1954 riaffiora una vecchia malattia. Muore a Torino in quell’anno, dopo un’operazione chirurgica.

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Ercole Patti
Nato a Catania nel 1904, si affermò nel mondo letterario con Quartieri alti (1940), una rappresentazione ironica dell’alta borghesia romana. Nel dopoguerra confermò le sue doti di narratore e di moralista penetrante e acuto con Il punto debole (1952), Giovannino (1954), Un amore a Roma (1956) e Cronache romane (1962). Nei romanzi e racconti scritti dopo gli anni Sessanta (tra gli altri La cugina, Graziella e In riva al mare) Patti ha raccontato spesso vicende sensuali, nelle quali l’estenuata dolcezza del gioco erotico non manca di evocare un patetico senso di morte. Ha raccolto le sue pagine autobiografiche nei volumi Diario siciliano (1971) e Roma amara e dolce (1972), pubblicati poco prima della morte avvenuta a Roma nel 1976.

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Colonnello Mori  
Cesare Mori, originario della Lombardia, iniziò la carriera come poliziotto in Sicilia. Negli anni della prima guerra mondiale si segnalò per operazioni importanti come la distruzione delle bande Carlino e Grillo, oltre alla cattura del bandito Grisafi. Questi risultati erano stati ottenuti soprattutto grazie a un ottimo coordinamento delle informazioni e a un sapiente uso delle squadriglie mobili. Nel dopoguerra fu nominato prefetto a Trapani e poi a Bologna. In questi incarichi si distinse per l’abilità e l’equanimità con cui mediò nel conflitto tra proprietari terrieri e movimento contadino, particolarmente forte in quel periodo. La sua opera si caratterizzò però per una certa faziosità politica. A Trapani per esempio, si segnalò per la forza con la quale aveva combattuto l’opposizione al governo. Liberale di sinistra e giolittiano, come prefetto di Bologna fu uno dei pochi rappresentanti delle istituzioni a reagire alle violenze delle squadre fasciste nella zona. Nel fascismo tuttavia Mori finì per vedere una possibilità inedita per colpire la criminalità senza le limitazioni imposte in un paese democratico. E in effetti, specie nella campagna repressiva del 1926, inviato in Sicilia per abbattere le delinquenza mafiosa, finì con utilizzare metodi di tipo terroristico. Rimase prefetto a Palermo per cinque anni consecutivi, ma poi non ebbe più alcun incarico. Morì nel 1942.

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Luigi Pirandello  
Nasce ad Agrigento nel 1867, da un’agiata famiglia di sentimenti patriottici e anticlericali. Segue per propria inclinazione gli studi classici; frequenta l’università a Palermo, Roma e Bonn, tappa fondamentale della sua formazione per l’incontro con la cultura tedesca, gli studi di estetica, i primi saggi sulla questione della lingua, l’esordio poetico con Mal giocondo (1889). Tornato a Roma nel 1891, frequenta letterati e artisti veristi e neo veristi; scrive il primo romanzo Marta Ajala, (pubblicato nel 1901 con il titolo L’esclusa), poesie, recensioni e racconti. Questi ultimi saranno in tutto 246, raccolti nei 24 volumi di Novelle per un anno (1922 -1937). Nel 1893 sposa Antonietta Portulano, dalla quale avrà tre figli. Dal 1897 insegna per oltre vent’anni lingua e stilistica al magistero femminile di Roma. Il totale dissesto che investe nel 1903 il patrimonio di famiglia lo induce a intensificare l’attività di critico e scrittore. Al romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), subito tradotto in tedesco, ne seguono molti altri, fra cui I vecchi e i giovani (1913) e Uno, nessuno e centomila (1925). Nel 1910, stimolato dall’amico e commediografo Nino Martoglio, esordisce come autore teatrale, attività che presto lo assorbirà quasi totalmente. Dopo le commedie siciliane Pensaci Giacomino (1916), Il berretto a sonagli (1917) e La Giara (1917), assurge a fama internazionale con Sei personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico IV (1922), ineguagliabile interprete dell’inquietudine dell’uomo moderno, le cui pretese di verità e coerenza appaiono però condannate all’insoddisfazione, perchè nulla esiste oggettivamente e l’individuo stesso non è quel che crede di essere.  
Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, Pirandello si iscrive la partito fascista; ma i rapporti con il regime si deteriorano presto, per l’ostilità riservata alle sue opere. Egli stesso soggiorna sempre più frequentemente all’estero, accompagnando le tournée del Teatro d’Arte di Roma, da lui  fondato e diretto. Insignito del titolo di Accademico d’Italia nel 1929, trascorre gli ultimi anni in  solitudine, ai margini della cultura ufficiale. Nel 1934, mentre in Germania è vietata la rappresentazione delle sue opere, riceve il  Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel 1936.

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“Non si parte!”  
Nell'ottobre 1944 le gravi condizioni alimentari di Palermo furono all'origine della protesta popolare sfociata in un eccidio da parte dell'esercito; tra il novembre e il gennaio 1945 alla protesta contro l'ammasso si aggiunse il rifiuto di aderire alla chiamata alle armi dei contingenti mobilitati per la guerra contro i tedeschi.  In circa 24 centri isolani si verificarono rivolte, al grido di “non si parte” con la “liberazione” di interi paesi (Comiso, Ragusa, Piana degli Albanesi).  Si trattava soprattutto di una manifestazione di stanchezza nei confronti della guerra, in Sicilia considerata finita con l'occupazione alleata. La rivolta esprimeva anche un forte senso di sfiducia nell'esercito che appariva come l'istituzione che, insieme alla monarchia, meglio incarnava la continuità con il vecchio Stato; infine, tra le cause del “non si parte” va segnalato il tema più specificamente politico di scarso apprezzamento nei confronti del compromesso istituzionale al quale i partiti del Cln avevano aderito.  

Particolarmente significativo il caso di Ragusa, dove la rivolta scoppiò il 5 gennaio 1945 ed ebbe come protagoniste le donne che protestavano contro la chiamata degli uomini a combattere nell’esercito del regno del Sud. L’agitazione si estese poi a tutta la provincia, in parte guidata da esponenti di vecchi gruppi anarchici, in parte collegata con le istanze del separatismo, ovunque stroncata dall’intervento repressivo dell’esercito.  

Il ruolo delle donne, mobilitate a causa della durezza delle condizioni di vita imposte dalla guerra, costrette a uscire dai loro tradizionali ruoli per sopperire alla mancanza di uomini mandati al fronte, è ben espresso dalla figura di Maria Occhipinti, una giovane popolana che diventò protagonista del movimento e poi avrebbe narrato le sue vicissitudini nel libro Una donna di Ragusa (Milano, 1976).

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Lotte contadine  
Subito dopo la guerra ripresero con grande forza, soprattutto nel Sud, le agitazioni contadine, con un movimento analogo a quello che si era manifestato dopo la prima guerra mondiale. Come in precedenza, il sistema di lotta più usato fu l’occupazione di terre incolte e la loro coltivazione, con la successiva rivendicazione dei frutti del lavoro e della terra stessa.  

Lo Stato rispose al movimento in maniera duplice: da una parte vi furono repressioni anche molto dure, con morti e feriti, dall’altra anche la Dc, saldamente insediatasi dal 1948 alla guida del governo, si rese conto che la questione agraria doveva necessariamente essere affrontata a causa dell’arretratezza spaventosa dei rapporti agrari in certe zone del paese. Nel 1950 fu quindi varata una parziale riforma agraria, con la “legge Sila”.

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Fasci Siciliani  
Con il termine “fasci” si indicarono le organizzazioni proletarie sorte negli anni 1892 – 1893 in alcune località della Sicilia, dove la crisi economica aveva determinato un fortissima tensione sociale. Queste organizzazioni si diffusero rapidamente fino a determinare un grande movimento di massa. Ne facevano parte contadini, braccianti, mezzadri e, a seconda delle località, minatori, artigiani, piccoli commercianti e piccoli proprietari: un vasto movimento a cui parteciparono anche molte donne e bambini.  
Guidati da uomini di orientamento socialista, come Nicola Barbato, Rosario Garibaldi Bosco e Giuseppe De Felice, i Fasci furono soprattutto un movimento spontaneo di protesta, che affiancava la battaglia contro l’eccessivo fiscalismo e la rivolta contro la tirannia dei “galantuomini” nelle amministrazioni locali, alla richiesta di revisione dei patti agrari e alla rivendicazione di terre da coltivare.  
Affermatisi anche grazie all’atteggiamento liberale di Giolitti, che si limitò a garantire l’ordine senza impedire l’organizzazione delle opposizioni, i Fasci Siciliani furono duramente repressi (un centinaio furono le vittime) da Crispi. Questi, tornato al governo nel dicembre 1893, presentò il movimento come una vasta cospirazione tesa a sovvertire lo Stato e nel 1894 fece eseguire circa 2000 arresti e condannare a dure pene detentive i dirigenti.

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Il separatismo e le origini dell'autonomia siciliana (Lezione di Rosario Mangiameli)

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Autonomia regionale  
La Sicilia è una delle cinque regioni a statuto speciale, come sancito dalla Costituzione del 1948 (art. 116). In realtà la nascita della Regione precedette l’entrata in vigore della Costituzione.
Il principio dell’autonomia regionale siciliana entrò nella fase di preparazione giuridica nel settembre 1945. Lo Statuto regionale fu promulgato con il decreto legislativo luogotenenziale del 15 maggio 1946. Il 20 maggio 1947 si svolsero in tutta la Sicilia le prime elezioni per la formazione dell’Assemblea regionale.

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Don Camillo e Peppone  
Don Camillo e Peppone, rispettivamente parroco e sindaco di un paesino della bassa emiliana nel secondo dopoguerra, sono due personaggi nati dalla fertile penna di Giovanni Guareschi. Nelle pagine dei suoi romanzi e in una fortunata serie di film interpretati da Fernandel e Gino Cervi rappresentano, con molta ironia, l’aspro contrasto politico di quegli anni. Il loro inventore, Giovanni Guareschi (1908–1968), fu scrittore e giornalista, dimostrando fin dagli esordi, come articolista alla “Gazzetta di Parma”  e come caporedattore del giornale “Bertoldo”, grandi doti di umorista. Dopo la guerra fondò con Giovanni Mosca il giornale satirico filomonarchico “Candido”, sulle cui pagine comparvero le prime storie di Don Camillo e Peppone. Con gli stessi personaggi pubblicò fortunati romanzi, tra cui Mondo piccolo: Don Camillo (1948), Don Camillo e il suo gregge (1953), Il compagno Don Camillo (1963) e Don Camillo in Russia (1963).

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Latifondo  
Proprietà terriera di grandi dimensioni, destinata a una coltivazione estensiva. Il latifondo era caratterizzato da vaste aree incolte (in genere utilizzate per la pastorizia) e da aree di coltura estensiva, ossia coltivate con scarsi investimenti di capitale di lavoro. Tipica del latifondo era quindi la coltura a cereali che non richiedeva né impianti di  irrigazione – o altre strutture costose - né manodopera specializzata. Caratteristici erano gli insediamenti dei lavoratori agricoli intorno al latifondo, organizzati in pochi grandi nuclei, situati lontano dai luoghi di lavoro.

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Emigrazione  
Tra il 1951 e il 1961 emigrarono dalle regioni dell’Italia meridionale due milioni di persone e altrettanti se ne aggiunsero nel decennio successivo. Una parte sempre più consistente di questa emigrazione si diresse verso le aree più industrializzate del nostro paese. Torino e Milano videro, tra il 1950 e il 1970, aumentare la loro popolazione rispettivamente del 42,6% e del 24%.  
La Sicilia contribuì nello stesso periodo all’emigrazione con circa un milione di persone, su una popolazione che complessivamente ammontava a 4.680.715  di abitanti nel 1961 a 4.906.878 abitanti nel 1971.

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Valle dei Templi  
Alture nei pressi di Agrigento, dove sorgono gli imponenti templi ellenistici di Eracle, della Concordia, di Giunone e di Zeus Olimpico. I templi di Agrigento appartengono tutti all’ordine dorico e sono interamente costruiti con la locale pietra calcarea dal colore giallo intenso. La valle dei Templi è oggi  riconosciuta patrimonio dell’Unesco.

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Bagheria  
Località situata nelle vicinanze di Palermo, è particolarmente nota per le sue splendide ville barocche, fatte costruire dalla nobiltà palermitana a partire dal secolo XVII; tra le più interessanti sono la villa Bufera, la più antica (1658) e le ville Valguarnera  e Palagonia (del XVIII secolo).

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Leonardo Sciascia  
Nasce a Racalmuto (Agrigento) nel 1921. Maestro elementare fino al 1957, esordisce come narratore con Le parrocchie di Regalpetra (1956), cronache di un immaginario paese della Sicilia. Nell'isola trovano ambientazione molte altre opere come gli Zii di Sicilia (1958), i romanzi sulla mafia e sulla sua impenetrabile rete di omertà, Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966), i racconti de Il mare colore del vino (1971). Ma la Sicilia, con il suo concentrato di problemi, è spesso solo un punto di partenza, una metafora della complessità: storie svolte con intrecci accattivanti da romanzo giallo, sostenute da un linguaggio limpidissimo, inducono a più larghe riflessioni sulle sorti dell'intero paese e sulla contemporaneità. Vi sovrintende l' illuminismo di un intellettuale profondamente immerso nel razionalismo della cultura europea e quanto mai attento alle tormentate tensioni che percorrono, soprattutto a partire dagli anni '70 la società italiana. Diventa più allusiva, ne Il contesto (1971), in Todo modo (1974) o ne I pugnalatori (1976) la rappresentazione - denuncia di un  potere politico, teso, con ogni mezzo, all' autoconservazione. Altro filone è quello dei romanzi inchiesta o di ricostruzione indiziaria: La scomparsa di Majorana (1975), L'affaire Moro (1978), come già Il consiglio d'Egitto (1963) conducono alla scoperta di un' "altra storia", nascosta dietro a più o meno noti accadimenti, e riproposta con inedite chiavi di lettura. Editorialista per importanti quotidiani, Sciascia vive anche due brevi stagioni di impegno politico, da deputato indipendente nelle liste del Pci, nel 1976, e da  parlamentare europeo radicale. Costante, come nel romanzo Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977), resta la sua volterriana diffidenza verso ogni ideologia. Negli ultimi anni, nonostante l'incalzare di una grave malattia, continua a scrivere in modo febbrile. I suoi saggi e aforismi sono raccolti in varie opere, da Nero su nero (1979) ad Alfabeto pirandelliano (1989). Muore a Palermo nel 1989.

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Elezione diretta dei sindaci  
La legge di riforma relativa all’elezione diretta dei sindaci è stata approvata dal Parlamento italiano nel 1993, preceduta l’anno prima in Sicilia da una legge regionale similmente ispirata agli schemi della forma di governo presidenziale, con una rigida distinzione tra il consiglio comunale e il sindaco, entrambi forniti di autonoma legittimazione democratica. Si è trattato di una riforma elettorale importante perché ha trasformato per i Comuni il sistema elettorale da proporzionale a maggioritario. Nei paesi con popolazione fino a 15 mila abitanti, le elezioni si svolgono in un unico turno, mentre nei Comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti nel primo turno si presentano tutte le liste, con il proprio candidato alla carica di Sindaco. Se nessuno ottiene il 50% dei voti si procede al ballottaggio: viene eletto chi ottiene il maggior numero di voti, mentre alle liste che lo sostengono è attribuito il 60% dei seggi.  
In Sicilia, con l’elezione diretta dei sindaci, si sono affermati alla guida di grandi città come Palermo e Catania, autorevoli rappresentanti della società civile, come Leoluca Orlando ed Enzo Bianco. Eletti al primo turno nel 1993, sono entrambi stati riconfermati al primo turno anche quattro anni dopo.

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Statuto regionale  
Il principio dell’autonomia regionale siciliana entrò nella fase di preparazione giuridica nel settembre 1945. Il progetto venne affidato a una Commissione paritaria nominata dall’Alto Commissariato per la Sicilia e composta da rappresentanti di tutti i partiti. La bozza di statuto elaborata dalla Commissione fu sostanzialmente accolta dalla Consulta regionale siciliana: venne ribadita la competenza esclusiva alla regione di alcuni tributi riscossi nell’isola; la durata della legislazione fu definita in quattro anni. Si prevedeva inoltre con l’art. 38 la costituzione di un fondo di solidarietà nazionale in cui lo stato avrebbe versato finanziamenti da utilizzare per lavori pubblici.  
L’aspetto rivoluzionario del progetto approvato dalla Consulta era quello di concepire la Sicilia quale entità politica primaria, dotata di competenze proprie pur rimanendo all’interno dei confini dello Stato unitario. Lo Statuto, promulgato con il decreto legislativo luogotenenziale del 15 maggio 1946, fu poi esteso anche alla Sardegna.

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Partecipazioni statali  
Nell’industrializzazione delle regioni meridionali svolse un ruolo importante, a partire dagli anni Cinquanta, il sistema delle partecipazioni statali, consistente nell’intervento da parte dello Stato nell’economia, mediante l’acquisizione di quote di maggioranza del capitale azionario di società per azioni, così da determinarne le scelte strategiche. Gli enti più importanti furono l’Iri ed Eni, cui si aggiunsero nel 1958 l’Ente per la gestione della attività minerarie (Egam), nel 1962 l’Ente per il finanziamento dell’industria meccanica (Efim), e nel 1971 la Società per la gestione delle partecipazioni industriali (Gepi).
 
La Regione Sicilia radicalizzò la scelta nazionale di pervadere l’economia di società industriali e finanziarie a capitale pubblico. Gli enti finanziari e industriali, creati in Sicilia con capitali della regione, finirono con l’aggiungersi a quelli nazionali. Nel 1957 nacque la Società finanziaria siciliana (Sofis), nel 1960 l’Azienda asfalti siciliana, nel 1963 l’Ente minerario siciliano, nel 1967 l’Ente siciliano per la promozione industriale (Espi). Anche questi enti, più che una politica di promozione, finirono con lo svolgere un’attività di salvataggio di imprese in difficoltà.

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Economie di scala  
Si realizza un’economia di scala quando si riesce a ottenere una diminuzione del costo medio dei prodotti in conseguenza dell’aumentare delle dimensioni dell’impresa.

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Conca d’oro  
Regione pianeggiante nei pressi di Palermo digradante vero il mare. Come indica lo stesso toponimo, è una zona fertile, ben irrigata, rigogliosa di agrumi e ortaggi.

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Johann Wolfgang Goethe  
Johann Wolfgang Goethe (Francoforte 1749 -  Weimer 1832), è stato il più grande poeta tedesco (autore del Prometeo e del Faust,  de  I dolori del giovane Werther) nonché storico dell’arte, scienziato, diplomatico, educatore. Tra  il 1786 e il 1788, in linea con la tendenza inaugurata dai poeti romantici dello Sturm und Drag, visitò l’Italia per approfondire il contatto con il culto dell’antichità classica,  soggiornando anche in Sicilia.

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Touring Club Italiano  
Il Touring Club Italiano (Tci) nacque nel 1904 a Milano dalla trasformazione del Touring Club Ciclistico Italiano, fondato nel 1894. Il Tci svolse un ruolo importante nel processo di modernizzazione della società italiana, favorendo la nascita di un nuovo modello di vita per i soci, promovendo la diffusione dell’automobile, conducendo una vivace battaglia per migliorare la situazione alberghiera e turistica, creando un’opinione pubblica capace di esercitare pressioni sul potere politico. Attraverso la pubblicazione di articoli e monografie, la promozione di conferenze, l’istituzione di commissioni di studio il Tci richiamò l’attenzione sul problema del rimboschimento e sulla necessità di allargare la rete stradale e di garantirne una migliore manutenzione. Al Club è legata la costruzione della prima grande autostrada italiana, la Milano Laghi, realizzata nel 1924. Fondamentali inoltre furono la fondazione della prima scuola per l’istruzione di personale alberghiero e la pubblicazione delle prime carte geografiche d’Italia destinate al nascente turismo di massa e munite di stellette e asterischi sul modello delle guide ideate in Germania da Karl Baedeker.

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Masserie  
Le masserie costituiscono un insediamento rurale tipico dell’Italia meridionale, situato all’interno delle grandi aziende latifondiste a prevalenza cerealicola e con lavoro salariato: si tratta di raggruppamenti edilizi isolati di notevoli dimensioni con edifici che circondano un piccolo spiazzo, a loro volta protetti da mura.

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Baglio  
Spiazzo, in genere di pietra levigata, antistante le case rurali; in italiano aia.

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Anas  
L’Anas (Azienda nazionale autonoma delle strade) ha il compito di gestire le strade e autostrade nazionali e provvedere alla loro manutenzione; di curarne il miglioramento e di adeguarle al bisogno dei cittadini; di eseguire i progetti di costruzione di nuove strade; di vigilare sulle nuove costruzioni e sulla gestione dei quelle affidate a terzi; di studiare e sperimentare le tecniche più aggiornate sulle costruzioni stradali e sulla circolazione.

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Villa del Casale  
La villa del Casale è una fastosa villa patrizia, edificata tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d. C.. Portata alla luce dagli scavi iniziati nel 1929, si estende su tre livelli, per una superficie di circa 3500 metri quadri,  nei pressi di Piazza Armerina (in provincia di Enna). Per la magnificenza dei suoi mosaici policromi e l’ottimo stato di conservazione in cui sono giunti a noi, rappresenta la più importante testimonianza della civiltà romana in Sicilia. I mosaici, con scene di caccia, di danza, di circo e mitologiche, si suppongono eseguiti, per gli accorgimenti tecnici, la scelta dei temi e il linguaggio formale, dalla maestranze africane  attive nella zona.

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Polo petrolchimico  
Lo sviluppo della Sicilia fu nel secondo dopoguerra affidato soprattutto all’industria del petrolio (raffinazione e petrolchimica) e alla chimica di base. La Regione presentava indubbi vantaggi per la sua posizione geografica,  posta nelle immediate vicinanze delle fonti di approvvigionamento del petrolio grezzo. Erano inoltre disponibili vaste aree adatte per la raffinazione proprio lungo la costa, e i fondali marini erano abbastanza profondi da permettere le operazioni di carico e scarico ad opera di grosse petroliere. Si aggiunga a tutto ciò la presenza delle materie prime. La scoperta a metà degli anni Cinquanta del petrolio a Ragusa consentì di sfruttare anche il giacimento di Gela e di creare un complesso petrolchimico per la lavorazione del grezzo estratto. Intorno al 1960 iniziò la produzione petrolchimica da parte della società Abcd, che sfruttava l’etilene prodotto dal craking del grezzo estratto dai pozzi della zona di Ragusa. Incominciava così il processo di integrazione fra industria petrolifera e petrolchimica. Contemporaneamente nascevano impianti di società diverse collegate e integrate fra di loro.

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Legge Galasso  
La cosidetta legge Galasso (dal nome del parlamentare repubblicano Giuseppe Galasso, sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali durante il governo Craxi, che se ne fece promotore) entrò in vigore nel 1985. E’ stata, e per certi versi rimane, una delle leggi più importanti per la tutela dell'ambiente: diversamente da altre normative di settore, destinate selettivamente a temi specifici (inquinamento idrico, rifiuti, edilizia etc.), essa tendeva a proteggere il territorio nel nella sua globalità e  in riferimento ad ogni sua componente. Ad ogni amministrazione regionale veniva richiesto di stilare un piano territoriale paesistico, con l’obiettivo di difendere le coste e altri ambienti naturali dal definitivo degrado.

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Teatri greci di Taormina e di Siracusa  
Il teatro greco di Taormina risale al III sec. a. C.: l’attuale struttura in mattoni con scena a nicchia preceduta da colonne corinzie, conservata accanto a case moderne, deve datarsi al II sec. d. C.  
Il teatro greco di Siracusa si trova nel quartiere di Neapolis. L’aspetto attuale, con la cavea a forma semicircolare, la più vasta di tutti i teatri greci superstiti, è di età ellenistica, con aggiunte di età romana.

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La mafia
(Lezione di Salvatore Lupo)


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    Sommario
   
    Il peso della storia
    Passato prossimo
    L’economia e la politica
    Il mondo nuovo
    Le risorse immateriali
    Un libro da sfogliare: il paesaggio
    Dove fioriscono i limoni
    La costa e le logiche predatorie
    L'eredità urbana
    Laboratori di storia
    Un valore aggiunto
      
   
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