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L’industria della violenza

         Un bandito poteva, rubando una mandria di animali, incendiando un raccolto, tagliando gli alberi di vite, rovinare attività a cui gli imprenditori del tempo non erano in grado di trovare alternative. Anche se il furto messo in opera dal bandito poteva non rappresentare un'attività economica rilevante, era molto rilevante l'effetto generale dell'insicurezza pubblica, che portava gli amici dei mafiosi, e alla fine i mafiosi stessi, ad assumere la gabella, cioè a prendere in affitto dai proprietari le terre per impiantarvi le imprese agricole. E' per questa via che dal furto o dal danneggiamento effettuati o solo minacciati, dunque dall'estorsione, si passava alla gestione dell'impresa. Così la mafia divenne "industria", cioè attività organizzata ed economicamente rilevante. La rete mafiosa proteggeva i proprietari fondiari dai sequestri di persona e dai danni materiali, e in cambio questi proteggevano la rete dalla polizia. In un certo senso avevano ragione sia i proprietari, lamentando l'assenza della pubblica sicurezza, sia Franchetti che li accusava di manutengolismo. Essi erano ad un tempo complici e vittime: la loro era una reazione difensiva a condizioni difficili, però, contemporaneamente, contribuiva a rendere la mafia sempre più forte nelle sue due facce: l'una predatoria e delinquenziale, identificabile nel brigante, l'altra protettiva e legalitaria, identificabile nel campiere.

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  Sommario
  
  Un fenomeno nuovo per un nuovo Stato
  Il "comportamento mafioso"
  L'industria della violenza
  I meccanismi del potere mafioso
  La mafia come organizzazione
  Mafia e società segrete
  Alle origini della rete mafiosa: il caso Giammona
  La svolta degli anni '50
  Un fenomeno complesso
  Non abbassare la guardia
       
      
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